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TEORIE (non) MUSICALI

  • Immagine del redattore: Roberto la Ricca
    Roberto la Ricca
  • 14 lug 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 17 set 2022

Proclami non-musicali presentati per accompagnare i nastri

Sulla cassetta “Alla Ricerca del Suono Perduto” (1978) compaiono le seguenti affermazioni:

LA MUSICA AI NON-MUSICISTI! Seghe perpetue...incompresi, incom/presi per il culo...chitarristi scordati e cantanti stonati (in tutti i sensi!), emarginati dai virtuosi, tutti uniti...Riprendiamoci la Musica!!! MUSICA O NON-MUSICA PER LA CONVERGENZA 1) La Non-Musica è prodotto del Caso, è subordinata all’ispirazione del momento, al momento nella sua completa essenza...quando questa sfuma anche la non-musica va alterata optando per cambiamenti casuali ispirati o per conclusioni. 2) La Non-Musica è individuale ma esiste la Convergenza. La Convergenza abbraccia quante più menti sintonizzate sulla frequenza ritmica momentanea. Il suo fine ultimo è la Convergenza Universale. 3) La Non-Musica adopera ogni cosa quotidiana come strumento e ogni strumento come cosa quotidiana. 4) La Non-Musica non ha senso tecnico, la possono suonare tutti, dai mostri agli apatici.



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POLAROID MUSIC dalla cassetta “A FEW OF GREATS POLAROID” (1982)

Tutti i brani contenuti in questa cassetta sono POLAROID. Per Polaroid va intesa la ripresa di date situazioni sonore, frutto totale di improvvisazioni e magari totalmente diverse fra loro, con lo scopo di ritrarre suoni e stati percettivi che altrimenti passerebbero. La POLAROID- MUSIC non si prefigge altri scopi che quelli più inerenti al suo significato primitivo: quello di comunicare percezioni e situazioni attingendo dal grande patrimonio inconscio lasciando un grande spazio al CASO come regolatore ultimo e fattore primario. Il CASO come momento che contiene in sé il TUTTO. I CHING sonori. Musica come manifestazione medianica e come ricerca del particolare

nell’universale, del dettaglio inutile e trascurabile forse, ma irripetibile e totalizzante.


I brani coprono uno spazio vasto (‘80-’82) decisivo per gli ultimi sviluppi di questa ricerca, compiuta da anni con strumenti di qualsiasi tipo e oggetti del quotidiano, “THE RIVER” rispecchia molto di questo modo di rapportarsi alla musica ed è frutto di una totale improvvisazione. E’ il CASO a determinare voci e suoni dalla radio, è il CASO a selezionare della musica preregistrata per scopi ignoti, è il CASO a miscelare il tutto con gli “strumenti” in una totale improvvisazione. Il musicista è in questo caso un MEDIUM alla cui sensibilità e sensitività sta lo sviluppo sonoro, agendo sempre nel pieno rispetto delle forze interagenti.


La musica è ovunque e dovunque e delegare la propria sensibilità totalmente all’ascolto passivo di quella prodotta da altri è un’assurdità, una castrazione perché ognuno ha i suoi ritmi, il suo karma, il suo oroscopo.

La natura con i suoi ritmi e le sue innumerevoli voci rimane sempre il più grande specchio sonoro. Con ciò non voglio togliere niente a nessuno, ma dire soltanto che la MUSICA è già comunque, ma ognuno non deve rinunciare ad uno dei modi più affascinanti e totalizzanti per mettersi in contatto con il TUTTO.




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© 2022 Roberto la Ricca

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